BIO

 

Elia (Alessandro Greggio) nasce ad Adria (RO) il 26 agosto 1968. Frequenta il Liceo Scientifico di Adria per poi iscriversi alla Scuola di Pittura di Giovanni D’Agostino all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Da subito il suo modo di dipingere, impetuoso e innovativo, riscuote l’approvazione di molti professori dell’Accademia, ed Elia vince numerosi premi negli anni di studio. Nel 1992 partecipa al Progetto Erasmus e passa tre mesi a Berlino, esperienza che lo influenzerà profondamente. La sua ricerca pittorica, basata sull’amore degli Oggetti d’Affezione di Man Ray e i Combine Paintings di Robert Rauschenberg, spesso fa uso di oggetti per sfociare alle volte nella vera e propria scultura. Eppure essa rimane ricerca pittorica, come dimostreranno le opere degli ultimi anni. Dopo il 1992 Elia tornerà brevemente ad Adria per poi trasferirsi definitivamente a Bologna fino al 2005, anno della sua morte. A Bologna Elia dipinge incessantemente e guadagna da vivere come decoratore, designer e restauratore di mobili. Dal 2001 affianca Stefano W. Pasquini, poi Stefano Questioli, nell’organizzazione delle mostre espositive alla galleria Sesto Senso, che aveva ospitato una sua mostra personale nel 2001. Precedentemente le sue personali erano state "Gift for an Enemy", alla Tacheles di Berlino, e “Le Stanze” a Bologna. Nel 2002 Marco Mango inaugura alla Galleria 42 Contemporaneo di Modena una personale di Elia, che lo porterà ad esporre anche a Mantova e Reggio Emilia. Le sue mostre collettive includono la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, l’Accademia dei Concordi di Rovigo, Oxfam di Londra, il Palazzo Comunale di Ortisei ed il Sesto Senso di Bologna. Lo stile di vita libero e confusionario di Elia non ha mai contrastato con la sua ricerca pittorica astratta, che era sentita, gestuale, strettamente al passo con i tempi. Il suo fare leggero e curioso, al di fuori dei grandi circuiti dell’arte, non ha permesso di avvicinare il grande pubblico alla sua pittura, malgrado un certo numero di collezionisti amassero il suo lavoro. La prematura morte di Elia lascia un’incognita sul suo fare pittorico: la sua ricerca gestuale, cerebrale, caparbia e motivata, si interrompe. Il suo agire in territori altri viene ricordato da Silvia Evangelisti, sua ex-professoressaed amica, che ha scritto: “La città [di Bologna] perde una figura emblematica di un certo clima che non è nostalgia, ma un’esigenza”.

 

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